Il Decreto Dignità costa alla serie A quanto De Ligt e Lukaku

admin 03/09/2019
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La competitività del calcio italiano viene costantemente paragonata a quella dei campionati con maggiore attrattività, rievocando l’epoca d’oro vissuta fino alla fine degli anni 90, quando l’Italia calcistica era ai vertici mondiali. Da allora molte cose sono cambiate e l’ascesa di Premier League e Liga hanno relegato la Serie A a un ruolo subalterno, sia in termini di spettatori paganti che di fatturato dai diritti televisivi e merchandising.

In particolare le squadre del campionato inglese nella stagione 2018-19 hanno incassato dai diritti televisivi la strabiliante cifra di 2,6 miliardi di euro, rapportati ai 1,15 della nostra massima serie. Il risultato più evidente di questa supremazia inglese si è manifestata nella scorsa stagione in Europa, con entrambe le finaliste delle 2 maggiori competizioni continentali (Europa League e Champions League) provenienti dalla terra di Albione.

Conseguenze del Decreto Dignità

In questo contesto, il decreto dignità non aiuta la competitività delle squadre italiane, che non possono più contare sulle sponsorizzazioni del gioco d’azzardo legale a partire dal 15 Luglio 2019, data di entrata in vigore effettiva del divieto per i contratti già in essere. Le conseguenze più evidenti per Roma e Lazio, costrette a interrompere i loro contratti di sponsorizzazione delle maglie da gioco con Betway (dove si trova anche il gioco Crazy Time live) e MarathonBet per un valore di 4,5 milioni di euro l’anno per ciascuna delle squadre, o basti pensare anche a collaborazioni più contenuta come quella di Starcasino con il Milan, che ha prima sospeso la partnership per poi riattivarla nuovamente sotto il marchio Starcasino.sport, estendendola nell’Ottobre del 2020 anche all’Inter.

Il nostro termine di paragone, la Premier League, riceve l’equivalente di 380 milioni di euro in questa stagione da sponsorizzazioni del comparto gioco d’azzardo legale, quindi tutto ciò che riguarda le scommesse, il poker, il casino online e anche le slot gratis. Le squadre italiane hanno invece dovuto rinunciare a circa 100 milioni di euro, niente più spot in tv, sponsorizzazioni sulle maglie e cartelloni negli stadi per le agenzie di betting. Nella sessione di calciomercato appena conclusa le squadre italiane hanno speso 1,2 miliardi di euro, posizionandosi al terzo posto dietro Premier League (1,55 Miliardi) e La Liga (1,32 miliardi). Fuori dal podio seguono Bundesliga con 733 milioni e Ligue1 francese con 635.

Investimento è la parola chiave

Proviamo a capire in termini reali a cosa equivarrebbero 380 Milioni? Dando un’occhiata ai valori di acquisto dell’ultima sessione di mercato, i tre colpi di mercato più costosi ammontano a soli 180 milioni:  De Ligt, Lukaku, Lozano. La pubblicità del gambling potrebbe addirittura consentire alle squadre italiane l’ingaggio di campionissimi del calibro di Messi, Pogba e Neymar?

Provocatoriamente ci verrebbe da dire di sì, sebbene il percorso di recupero del calcio italiano passi anche da investimenti importanti nel prodotto Serie A. Stadi di proprietà più moderni e comodi per richiamare il grande pubblico e una maggiore spettacolarità del gioco, con tatticismi meno esasperati, per dare un imprinting più europeo al calcio nostrano. Aumentarne l’appeal soprattutto sui mercati asiatici e americani è l’unica via percorribile per rinverdire i fasti di quello che già è stato il campionato più ricco e importante del mondo.

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Autore

admin / Giovanni Paschetta

Giovanni è un appassionato del mondo dei casinò online sin dagli albori. Collabora con noi dal 2011 e si diverte un mondo a recensire in anteprima una slot o un nuovo casinò.