I-Com e IGT per l’innovazione del gaming in Italia

Cristina Marziali 05/12/2022
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i-com-logoI-Com, l’Istituto per la Competitività, in collaborazione con IGT, ha elaborato un paper dal titolo “La sfida di una fiscalità sostenibile per lo sviluppo e l’innovazione del gaming in Italia” che è stato presentato in un confronto pubblico il primo dicembre 2022. In questo contesto si sono discussi i dati riportati nel documento, che verte soprattutto sul cambiamento che c’è stato nelle abitudini dei giocatori italiani. Questi ultimi, infatti, si sono rivolti sempre più al gioco digitale, una nuova frontiera che pone molte sfide man mano che si espande e cresce. Analizziamo insieme alcuni dei punti più interessanti contenuti nel paper I-Com e IGT.

Trend e dimensioni del gioco legale in Italia

Questo è il titolo del primo paragrafo del documento, nel quale si introduce la questione dell‘assenza di un testo unico sul gioco d’azzardo, che ad oggi rende ancora difficile orientarsi all’interno di un corpus normativo non omogeneo e, soprattutto, non aggiornato. Si rileva quindi la necessità di una legislazione puntuale e attuale, soprattutto per via del fatto che i numeri dimostrano come il gioco abbia avuto una crescita esponenziale in Italia negli ultimi anni. Se nel 2006 la raccolta (l’ammontare complessivo delle puntate effettuate dalla collettività dei giocatori) era di circa 35 miliardi di euro, nel 2021 è stata di ben 111,2 miliardi. Anche la spesa (differenza tra raccolta e vincite) e il gettito fiscale sono aumentati. La crescita dei numeri conosce una battuta d’arresto solo nel 2020, per via della pandemia di Covid-19 e, si specifica nel testo, anche per questioni di tipo legislativo. Nel 2021 però c’è subito stata una netta e decisa ripresa.

Uno strascico però la pandemia ce l’ha avuto e riguarda il gioco illegale. Nei mesi di chiusure molte persone si sono rivolte a canali illegali per poter praticare gioco d’azzardo, parliamo in prevalenza di scommesse sportive. Questo trend non si è arrestato nel 2021, in cui il totale di spesa nel gioco illegale avrebbe superato i 20 miliardi, con una crescita sia rispetto al 2020 che al 2019.

La fiscalità nel gioco d’azzardo

Lo strumento della tassazione sembra individuato come uno dei più utili nel controllo e nella lotta all’illegalità. Il paper passa così ad analizzare le varie modalità con cui l’Erario in Italia tassa il gioco d’azzardo, che sono prevalentemente tre: il prelievo erariale unico, detto PREU, l’imposta unica e la tassa sulle vincite. Tutte e tre le tipologie di tassazione hanno aliquote diverse, che sono state aumentate nel corso degli ultimi anni. La questione principale che si pone rispetto a tali aliquote è: quanto serve aumentare le tassazioni, e soprattutto qual è la conseguenza di una simile azione? Appare chiaro che, se il divario tra giocate e vincita si fa più grande, la domanda scende ma non in assoluto. Il giocatore inizia a rivolgersi al mercato illegale, che presenta tariffe più vantaggiose, anche se, di contro, offre meno tutele ed espone a parecchi rischi.

La questione della digitalizzazione

desi-2022Il fulcro del documento sta però nell’analisi del cambiamento che è avvenuto in questi ultimi anni in Italia rispetto alle abitudini di gioco, con il progressivo spostamento dal gioco fisico a quello virtuale. L’Italia non è uno dei Paesi maggiormente all’avanguardia per quel che riguarda la digitalizzazione. L’indice DESI (Digital Economy and Society Index) utilizzato dall’Unione Europea per misurare l’avanzamento digitale dei Paesi membri vede l’Italia al 18° posto. Quindi c’è ancora molto da fare, ma allo stesso tempo molto è stato fatto, visto che precedentemente il nostro Paese era in 25° posizione.

Il fatto è che ormai si è compresa l’importanza dell’uso delle nuove tecnologie in molti settori della vita quotidiana, a partire dalla pubblica amministrazione, e non ultimo quello del gioco d’azzardo. Il 2021 ha registrato un vero trionfo per il gioco a distanza: rispetto all’anno precedente si è registrato un aumento superiore al 36% sia per la raccolta, che per le vincite, che per la spesa. La quota di gioco a distanza ha costituito il 60% della raccolta, il 66% delle vincite e il 24% della spesa. In Europa le cose non sono andate molto diversamente, a dimostrazione che c’è una nuova sfida da affrontare.

Il pubblico dei giocatori usa sempre di più i dispositivi tecnologici per giocare, e in prima istanza quelli mobili. Inoltre, ormai è avvezzo a eseguire transizioni di denaro attraverso la rete. Lo dimostra il fatto che il bilancio dei pagamenti digitali in Italia nel 2021 si è chiuso con € 327 miliardi di movimentazioni di denaro, il che vuol dire una crescita del 22% rispetto al 2020. Se si prende in considerazione il periodo 2016-2021, quelle che hanno avuto un vero e proprio boom sono state le transazioni contactless (€ 126,5 miliardi).

Le questioni sollevate

Il documento redatto da I-Com e IGt si pone quindi come un’analisi dello stato delle cose atto a sollevare dei quesiti ai quali il governo italiano è chiamato a rispondere. Infatti le ultime pagine del paper contengono proprio una serie di domande a cui sembra urgente dare una risposta, fermo restando però che nei disegni di legge relativi alla Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (NADEF) che sono stati approvati da Camera e Senato non ve ne è uno che si interessi al riordino del gioco pubblico.

Ci si chiede allora se sia davvero necessario un Testo Unico normativo che armonizzi infine le molte leggi già esistenti, rendendole più attuali, e in caso di risposta positiva quali potrebbero essere i capitoli più rilevanti da trattare al suo interno. La prima domanda che viene posta però riguarda la fiscalità, interrogandosi circa la sua efficacia nel favorire lo sviluppo sostenibile del gioco pubblico in Italia. Tra le righe, ci sembra di percepire che secondo I-Com e IGT la risposta sia affermativa, e che in definitiva la riflessione portata avanti nel documento “La sfida di una fiscalità sostenibile per lo sviluppo e l’innovazione del gaming in Italia” sia più che altro un input, uno stimolo rivolto agli organi istituzionali affinché facciano la loro parte nella discussione.

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CMarziali / Cristina Marziali