Divieto pubblicità al gioco d’azzardo in Belgio: motivazioni e critiche

Cristina Marziali 03/04/2023
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Il 9 marzo 2023 è stata ufficializzata, attraverso la sua pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, una notizia che era nell’aria già da tempo. Il Belgio ha deciso di vietare ogni forma di pubblicità al gioco d’azzardo, con un provvedimento che sarà operativo a partire dal primo di luglio di quest’anno. A spiegare il motivo di questa scelta è stato il Ministro della Giustizia belga, Vincent van Quickenborne, che in passato è stato anche uno dei principali promotori di questa misura che invece è stata aspramente osteggiata dalla Commissione belga per il gioco d’azzardo. 

Vincent van Quickenborne ha spiegato che la decisione presa dal governo serve soprattutto ad impedire la “normalizzazione” del gioco d’azzardo. A suo parere, e a parere di chi ha varato questa norma, l’atteggiamento nei confronti del gioco d’azzardo deve cambiare, in quanto deve subito apparire chiaro che non si tratta di un gioco come un altro, per via del fatto che può dare vita a dipendenze a patologie di varia natura. Vediamo più nel dettaglio quali forme il divieto assumerà in Belgio.

La riforma belga

Vincent-van-QuickenborneI prodromi di quanto si è concretizzato nei primi giorni del marzo 2023 in Belgio erano nell’aria già da tempo. I principali fautori della riforma relativa alla pubblicità sul gioco d’azzardo sono stati lo stesso van Quickenborne, insieme al ministro delle finanze Vincent Van Peteghem. L’attuazione del decreto si verificherà in tre parti. La prima è quella che prenderà il via dal mese di luglio, con la cessazione della pubblicità su mezzi quali carta stampata, radio e televisione, e naturalmente i social media e le testate giornalistiche online. Saranno vietate anche le affissioni pubbliche e la posta personalizzata. Dal primo gennaio del 2025 si vieteranno anche i cartelloni pubblicitari nelle arene sportive, e dal primo gennaio 2028 saranno infine vietate anche le sponsorizzazioni delle squadre da parte di società che operano nel gioco d’azzardo.

Il provvedimento è stato detto “all’avanguardia all’interno dell’Unione Europea” ed ha lo scopo dichiarato di non far arrivare alcuna informazione sul gioco d’azzardo a chi non ne faccia espressamente richiesta, o non cerchi attivamente notizie. Le uniche concessioni fatte alle società del gambling sono la possibilità di fare pubblicità tramite i propri account social, nelle loro pagine web, nei risultati di ricerca di Google e nei luoghi fisici. Tra le regole imposte c’è anche quella che fa divieto di utilizzare persone fisiche o personaggi fittizi per le sponsorizzazioni. Questo vuol dire che non sarà più possibile fare uso di testimonial. Per chi violerà queste regole sono previste non solo multe e sanzioni pecuniarie, ma anche procedimenti amministrativi e penali.

Le reazioni in Belgio

magali-clavieCome dicevamo, già prima che la riforma venisse varata si erano levate parecchie voci sfavorevoli. La più tonante è stata senza ombra di dubbio quella di Magali Clavie, presidente della Commissione belga per il gioco d’azzardo. Clavie ha espresso la sua preoccupazione circa il fatto che il divieto di marketing potrebbe diventare un punto a favore del gioco illegale. Gli operatori che possono liberamente pubblicizzare il proprio operato si distinguono in modo molto chiaro e netto da chi invece opera nell’illegalità, fornendo quindi ai giocatori un chiaro discrimine tra servizi sicuri e quelli che invece non lo sono. La Clavie ha riconosciuto la necessità di porre dei limiti e delle norme ben precise, perchè è pacifico che il gioco d’azzardo presenta comunque criticità sue proprie, ma ha sottolineato che il divieto tout court potrebbe diventare deleterio, più che vantaggioso.

Nonostante le sue rimostranze, e quelle di altri esponenti del mondo pubblico belga come il senatore Georges-Louis Bouchez, leader del movimento riformista (MR), il direttore generale di Kindred Belgium Dennis Mariën e il Ceo della Pro League Lorin Parys, la riforma è passata ugualmente con una clausola che adesso sta infiammando ancora di più l’opinione pubblica. Dal divieto di pubblicità è stata esclusa solo la Lotteria Nazionale, che è a gestione governativa. La Clavie si era già espressa in merito, dicendo che il punto non dovrebbe essere chi gestisce il gioco d’azzardo (un ente pubblico o privato) ma di che tipo di gioco d’azzardo si tratta.

Il parere dell’European Gaming and Betting Association

egba-logoSi è espresso sulle novità del Belgio l’European Gaming and Betting Association (EGBA), l’ente con sede a Bruxelles che ha proprio lo scopo istituzionale di vegliare sui potenziali danni derivanti dal gioco d’azzardo. Non si può ignorare che in Belgio esistano oltre 100 mila giocatori d’azzardo attivi che manifestano problematiche: si calcola che ben un terzo abbia sviluppato dipendenze gravi. Questo è un argomento di cui si è fatto forte Van Quickenborne, che ha sottolineato come le società basino in larga parte il loro profitto “sulle spalle di persone con dipendenze”.

L’EGBA però non ha ritenuto queste motivazioni abbastanza forti. Anche da parte di questo ente si esprime la preoccupazione già avanzata da Clavie, ovvero che il divieto totale alla pubblicità renda più facile per i giocatori rivolgersi ad operatori illegali, causando quindi un danno ben più grande dei vantaggi. Anche l’esclusione della Lotteria nazionale dal provvedimento è stata fortemente criticata. La conclusione è che sono necessarie misure più equilibrate, che l’EGBA si impegna a trovare e promuovere.

Tutto questo dibattito ci interessa da vicino perchè sappiamo come l’Italia sia stato un Paese apripista circa il divieto alla pubblicità al gioco d’azzardo, che da noi risale al  Decreto Legge n. 87 del 2018 (convertito nella legge 9 agosto 2018, n. 96). Ci riferiamo al cosiddetto Decreto Dignità, che ha vietato anche le sponsorizzazioni privando le società sportive, specie le più piccole, di entrate che erano di importanza vitale. Anche se i governi nazionali sembrano aver preso le loro decisioni in modo inconfutabile, resta salvo il fatto che la questione sembra ben lungi dall’essere definitivamente chiusa.

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CMarziali / Cristina Marziali