L’importanza del marketing responsabile per il gioco d’azzardo

Cristina Marziali 28/02/2022
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Negli ultimi anni l’Italia, così come molti altri Paesi del mondo, ha conosciuto una crescita esponenziale del gioco d’azzardo, fisico ma soprattutto virtuale. Se giocare d’azzardo è un’attività umana insita nei processi sociologici, e possiamo dire che è un’attività vecchia quanto l’uomo stesso, è anche vero che oggi essa ha conosciuto sviluppi e ha assunto forme del tutto inedite. Questo ha spinto gli organi giuridici a riflettere sul modo migliore per gestire il fenomeno, che può assumere derive pericolose se non correttamente amministrato. Con il Decreto Dignità del 2018 il Governo Italiano ha così deciso di introdurre, tra le varie normative destinate a regolamentare il comparto del gioco d’azzardo, il divieto di fare pubblicità in certe fasce orarie sui mezzi di comunicazione di massa. Sulla convenienza e opportunità di questa, e altre misure prese in merito, si è discusso nell’ambito di un convegno che dimostra quanto alta sia l’attenzione sull’argomento, e quanto sia necessario rivedere alcuni aspetti della questione.

Giochi e scommesse in Italia. La multidisciplinarità normativa, il ruolo del consumatore e le prospettive di innovazione digitale

Questo è il titolo del convegno che si è svolto il 22 febbraio 2022 presso il Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) con la collaborazione di vari enti: la Facoltà di Medicina di Tor Vergata, Konsumer Italia, Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e Confintesa. Tra i relatori intervenuti citiamo Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP FIPE, Cristiano Iurilli, avvocato e docente dell’Università di Tor Vergata, e Laura D’Angeli, membro del Gruppo DSG (Dipartimento di Scienze Giuridiche) dell’Università di Tor Vergata. In generale, come si può intuire dal titolo dell’incontro, si è portata avanti una riflessione a 360 gradi circa il modo migliore per regolamentare il gioco d’azzardo nel nostro Paese, avvalendosi anche di strumenti innovativi garantiti dalle nuove tecnologie, e soprattutto partendo da una diversa considerazione del ruolo del giocatore. A tal proposito particolarmente interessante è stato proprio l’intervento della D’Angeli, che ha portato avanti alcune riflessioni finalizzate a concepire un modo diverso di redigere la normativa.

Il giocatore è soprattutto un consumatore

Nel corso di breve tempo, il numero di persone che ha iniziato a fare acquisti online è cresciuto in modo vertiginoso, di certo complici le dinamiche di isolamento domiciliare legate alla pandemia di Covid-19. Si calcola che nel 2021 l’e-commerce abbia realizzato un fatturato di circa 39 miliardi di euro; moltissimi utenti prediligono inoltre i dispositivi mobili, come lo smartphone, rispetto ai device fissi. Se ne può concludere che buona parte della popolazione italiana, diciamo quasi una metà esatta, ormai fa la maggior parte dei suoi acquisti online, e lo fa abitualmente. Tra tali abitudini d’acquisto rientrano anche le attività legate al gambling. Dopo aver illustrato questi dati, la D’angeli ha presentato il concetto secondo il quale il giocatore è, ancor prima che questo, un consumatore, con tutti i diritti che ciò comporta. Infatti, anche nello specifico del gioco d’azzardo i dati presentano elementi inequivocabili. Nell’arco di tempo che va dal 2018 al 2021 l’uso di sistemi informatici per giocare d’azzardo, tanto che si tratti di scommesse sportive, poker o casinò online, si è più che raddoppiato, mostrando un netto incremento dei giocatori delle generazioni più giovani.

Un nuovo modo per gestire il gioco d’azzardo

Semplificando al massimo, ne consegue che moltissime cose sono cambiate nel mondo del gambling, vuoi perché gran parte di questa attività si svolge ormai online, vuoi perché è cambiata anche la platea dei gamblers. Questo significa che anche la legislazione va riveduta, perché il pubblico di chi gioca d’azzardo non è formato da persone che devono essere tutelate in modo passivo, ma da clienti consapevoli che devono essere informati. Secondo la D’Angeli, è in questo senso che alcune delle misure del Decreto Dignità andrebbero riviste nella direzione di quello che definisce “marketing responsabile”. Ovvero, il player non deve essere trattato come un soggetto che va protetto a tutti i costi, ma come un cliente consapevole che non acquista beni ma esperienze, e che quindi deve essere messo nella condizione di viverle al meglio. Una volta dato per assodato questo concetto, il passo successivo è creare leggi che siano al passo con i tempi, che consentano di gestire al meglio quello che è il gioco d’azzardo al giorno d’oggi, superando schemi ormai decisamente obsoleti.

L’importanza dei dati per una gestione migliore

La D’Angeli conclude il suo intervento ribaltando un vecchio pregiudizio, che è quello secondo il quale i dati non sono da considerare quando si devono elaborare le leggi. In verità, i dati non sono sufficienti, è vero, ma sono sicuramente la base d’appoggio da cui partire per elaborare qualunque considerazione successiva. Senza però, con questo, saltare a sempliciste conclusioni, come il fatto che un aumento del numero dei giocatori debba necessariamente condurre ad un aumento delle ludopatie. Accompagnare responsabilmente il cliente nella scelta e nella gestione delle sue attività videoludiche online dovrebbe essere il compito del legislatore, che ha anche il dovere di pensare a nuove strategie e strumenti. Ad esempio, la D’Angeli ritiene del tutto inutile l’utilizzo della tessera sanitaria, che invece fino ad ora è stata ritenuta imprescindibile per tenere lontani i minorenni dal gioco d’azzardo.

La conclusione è che usare i dati che i vari soggetti preposti al controllo del gioco d’azzardo, come Sogei e ADM, usano per monitorare il comportamento dei giocatori è l’arma migliore per conseguire due obiettivi. Da una parte, si possono comprendere meglio i gusti del pubblico, inteso come platea di consumatori. Inoltre, si possono meglio monitorare a priori quali siano gli strumenti atti a prevenire comportamenti potenzialmente patologici, senza con questo demonizzare un comparto che invece si dimostra vivace, attento, e pronto ad affrontare le sfide del futuro.

 

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CMarziali / Cristina Marziali